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Quando l'erezione è poesia

Il Blog di Roy

Ironico - Filosofico - Poetico - Cinetico - Fotografico
4 minuti di lettura (846 parole)

Elogio al tradimento

Uscire con un gigolo pur essendo sposate o fidanzate non è sempre segno di poco amore nei confronti del proprio partner. Tradire si può e con amore! e quale scelta migliore di farlo con un uomo prezzolato. Discreto e sicuro, amante occasionale per eccellenza. Meditate gente, meditate e aprite la vostra mente. Leggete....e meditate

Elogio  al tradimento, pag. 40, cap. 3, “Perché la coppia umana è autolesionista e sommamente ridicola nell’esercizio dell’eterna fedeltà”.

Quando si parla di  tradimento  quasi nessuno guarda le cose da punti di vista differenti dall’opinione comune. E così, nella migliore delle ipotesi (figuriamoci la peggiore), chi tradisce viene considerato un turpe egoista, e chi ama una persona di già legata ad un’altra un poco di buono. 

Trasmissioni televisive abituate più a lusingare il pensiero dominante che ad approfondire veramente gli argomenti, giornali e giornalisti, stars e starlettes, opinionisti, persone comuni e chi più ne ha più ne metta, quando affrontano il tema “tradimento” sono tutti d’accordo nel decretare la “disonestà”, l’immoralità”, e quanto di più truce si possa tirar giù dalle categorie dell’etica, per condannare senza contraddittorio e senz’appello, senza nemmeno cercare di capire,  i sentimenti di chi ha a che fare col tradimento

Quasi nessuno pone sul piatto della bilancia del discorso collettivo intorno al tradimento una verità che chi conosce veramente il tradimento sa bene, e cioè che  tradire vuol dire amare di più. Perché l’amante di una persona di già legata ad un’altra è una figura che ama pur avendo in cambio molto meno rispetto all’esserne unico partner; perché chi tradisce è una figura che in qualche modo ama la persona che ha accanto, e poi ama chi diventerà compagno di tradimento, una, due, tre, cento persone nel corso della vita, non conta. 

Quello che conta è il risultato finale della cosa, e cioè che tradire ha a che fare con l’amore, con una capacità espansa e illimitata di dare e ricevere amore, con una moltiplicazione delle possibilità dell’amore: e l’amore, come sappiamo bene, non dovrebbe mai avere a che fare con l’avidità e l’egotismo, altrimenti che amore è? 

Cosa diceva Don Giovanni? «È tutto amore. Chi a una sola è fedele verso le altre è crudele». E poi definiva questo atteggiamento “esteso sentimento”. 

È questa la parola chiave che chi biasima tanto cruentemente il tradimento dovrebbe provare per una volta a comprendere, a far risuonare dentro le proprie casse emotive così frigide e integraliste, così censorie e intransigenti:  estensione. Provate a pronunciare più volte questa parola, ascoltate come riproduce un suono che si espande e volteggia piano nell’aria: e-sten-sio-ne… Provate invece a pronunciare la parola  regola, sentite come cade secca e tagliente, castrante e avvilente, fuori dalle vostre labbra: regola! Sembra il suono di una scudisciata, di un ceffone, di una ghigliottina. 

Tradire  non è soltanto, come ebbe a dire più che giustamente Henry Mencken, «la democrazia applicata all’amore». Non è soltanto questo perché la natura dell’amore ha in verità poco a che fare con regolamentazioni e numeri: tradire è innanzitutto l’amore, che di per sé è un’estensione verso gli altri, applicato all’amore; tradire è cioè il rifiuto di far beneficiare della nostra possibilità d’amare uno soltanto, svincolandolo anche, di conseguenza, dall’ansiogeno dovere di essere per noi l’unica e perfetta fonte di soddisfazione del nostro bisogno d’amore. Tradire è, insomma, amare di più. 

Cosa diceva Osho? «Qualunque cosa distrugga la libertà non è amore. Deve trattarsi di altro, perché amore e libertà vanno a braccetto, sono due ali dello stesso gabbiano». E diceva anche che «ogni volta che vedi il tuo amore in conflitto con la tua libertà, significa che stai facendo qualcos’altro in nome dell’amore». Nessuno riflette mai, infatti, sull’egoismo, quello vero, sì, e violento, di chi pretende la fedeltà, e in nome di quella e dell’idea restrittiva di amore ad essa collegato magari trasforma la fine di un amore o la scoperta di un tradimento in una tragedia, troppe volte non soltanto in senso emotivo, ma letterale. 

Ma di questo non voglio scrivere ulteriormente, perché voglio invece ribadire l’amorevolezza infinita delle figure protagoniste del tradimento, riaffermare la non facile armonia, tra le austere e pesanti pretese sociali e individuali, che soffocano l’amore imponendogli precetti, e la libertà dei sentimenti, che chi tradisce invece realizza. 

Cosa diceva quella che per me dovrebbe essere l’unica regola d’amore, e che cantava Sting? Diceva «if you love somebody set them free», sarebbe a dire  se ami qualcuno lascialo libero

Libero di fare cosa? Libero di amare altri, libero di farsi amare da altri, libero di dimenticare il partner abituale e le sue aspettative per un momento oppure per sempre, libero di ribadire, attraverso la sua vita, che l’amore è un’estensione, non una gabbia. 

La parola  amore  deriva dal verbo  amare, che ha però un’etimologia incerta. Alcuni, però, facendo più poesia che etimologia, sostengono che  amore  si possa leggere come a-mors, sarebbe a dire  senza morte. Io sono tra questi, e so che dove c’è una gabbia c’è una morte della libertà, e che dove non c’è una gabbia, c’è il vero amore. 

Gemma Gaetani

 

 

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Venerdì, 06 Dicembre 2024